Voix Instrumentalisée
Roberta Gottardi, clarinetti
Fabio Cifariello Ciardi, regia audio/video
La voce umana si è da sempre intrecciata con i suoni prodotti dagli strumenti, spesso in un rapporto di mutua imitazione. Ma un clarinetto può parlare?
Frank Zappa | Robert Davidson | Peter Ablinger | JacobTV | Ivo Nilsson | Fabio Cifariello Ciardi | | Vinko Globokar |
La voce umana si è da sempre intrecciata con i suoni prodotti dagli strumenti, spesso in un rapporto di mutua imitazione. Dalla fine degli anni ’70, tuttavia, alcuni compositori di musica strumentale hanno cominciato ad esplorare un aspetto della voce meno tradizionale: la speech-melody ovvero la melodia derivante dalla rapida articolazione delle altezze prodotte durante il parlato; la stessa che Leoš Janáček nel 1903 aveva paragonato ai fiori di ninfea che tremano sulla superficie calma dell’acqua, ma affondano le proprie radici nel profondo della nostra anima.
Il programma proposto presenta alcuni lavori dei maggiori compositori attivi in questo particolare ambito musicale.
Grab it del compositore olandese Jacob TV è un serrato duetto fra un clarinetto basso e un’incessante sequenza di schegge delle voci di condannati all’ergastolo: un “memento vivere” in cui il significato e il peso espressivo delle parole diventa gradualmente sempre più percepibile.
In Not available l’austriaco Peter Ablinger, uno dei primi compositori ad interessarsi alla speech-melody, gioca ironicamente sul noto reiterato messaggio vocale telefonico e sui caratteristici suoni che lo accompagnano.
L’australiano Robert Davidson per il suo World War Two suite prende spunto da una selezione di discorsi e trasmissioni sulla Seconda Guerra Mondiale, mentre in Salicet lo svedese Ivo Nilsson propone una rappresentazione visivo-sonora delle “corde vocali” interne ad un clarinetto di metallo.
Elevator pitches di Fabio Cifariello Ciardi esplora quelle brevi frasi che a volte ci fanno intuire in pochi istanti le emozioni, il carattere e lo stile di chi parla. La prospettiva qui considerata è doppia: da un lato l’autorevole voce del Potere, dall’altro la voce degli ‘ultimi’, degli indignati, che ci arriva solo per una manciata di secondi in interviste raccolte in fretta e furia.
Ad incorniciare il programma due brani ormai storici che nella loro distanza stilistica testimoniano l’interesse trasversale per la traduzione strumentale della prosodia della voce. Il geniale ‘recitar-cantando’ di Frank Zappa nel suo The Jazz Party Discharge Hats, incluso nell’album The Man From Utopia (1983), è qui riproposto in una nuova versione per clarinetto ed elettronica.
Infine, in Voix instrumentalisée, Vinko Globokar utilizza in modo paradossale e ironico la frase “L’art et la science ne peuvent exister sans la possibilité d’exprimer des idées paradoxales” prescrivendo un clarinetto basso ‘deprivato’ del suo mezzo principale di vibrazione, l’ancia. Lo strumento diventa così un ‘corpo’ che amplifica e filtra i fonemi prodotti dallo strumentista dando vita ad un eterogeneo e iridescente universo sonoro.
Per me, che da sempre cerco di confrontarmi con i più diversi modi di espressione, ricreare e indagare la voce parlata attraverso la capacità comunicativa dei miei clarinetti è una sfida entusiasmante.