… Incastonato nel programma ispanico, trovava brillante collocazione la prima esecuzione assoluta di un lavoro sinfonico di Fabio Cifariello Ciardi, quarantaseienne compositore romano, qui alle prese con un’idea fantastica che, anche grazie al determinante apporto del clarinetto della bravissima Roberta Gottardi, e ad una ‘Haydn’ particolarmente ingaggiata nella novità e nell’originalità della scrittura, vede del tutto valorizzata la creazione di un mondo sonoro immaginifico, incorniciato in un’efficace rappresentazione tra musica e teatro.
Andrea Bambace, Alto Adige
…”Ankaa”comincia con una sorta di energica cadenza per clarinetto solo, il solista dal pubblico muove verso il palco, giunto sul palco dà l’attacco all’orchestra, gli strumentisti non imbracciano i loro strumenti ma battono i piedi e solo a questo punto entra in scena il direttore, occupa il podio e svolge il proprio lavoro. La musica si sviluppa offrendo cangianti panorami sonori. Il pianoforte viene suonato anche con le bacchette proprie delle percussioni, nell’armamentario dei percussionisti figura pure una bottiglia di plastica e una grossa catena d’acciaio, l’arpista imbraccia un arnese per strofinare le corde del suo strumento, ma il tutto non è gratuito effetto, è la necessaria performance per ottenere sonorità di felice invenzione. Naturalmente impeccabile la performance di Roberta Gottardi, chiude abbandonando l’orchestra.
Mauro Franceschi, L’Adige
… Segue la prima esecuzione di “Ankaa”, una commissione dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano: all’orchestra Fabio Cifariello Ciardi ha contrapposto un clarinetto solista. Roberta Gottardi entra in platea da una porta laterale, già suonando, mentre l’orchestra tace ancora. Si rivolge al pubblico, lo sfida, lo stuzzica. La partitura esige da lei un virtuosismo estremo. Lei la domina con forza ed eleganza. Infine arriva sul palco. I musicisti dell’orchestra battono i piedi, il direttore entra e ridà loro la voce. Il pezzo è ora messo in scena, come una pièce teatrale. Corpi sonori esotici come bottiglie di plastica e catene di alluminio ci ricordano che anche la musica più complessa può essere arte e gioco di suoni e rumori. Dentro c’ è la storia di una faticosa unione. Nella tradizione della poesia sufi l’unione mistica con il trascendente viene simboleggiata nel suo stadio ultimo da un uccello, l’Ankaa. Alla fine del pezzo il clarinetto abbandona in silenzio il palcoscenico. L’orchestra ha accolto dentro di sé la sua voce.